Cosa c’entra Platone con il cinema? La risposta è incredibile

Rosa Liccardo

Cinema

Conosci il mito della caverna di Platone? Oggi ti spieghiamo che cosa ha a che fare con il cinema questo racconto!

Ti piace andare al cinema? Oggi come oggi, con tutte le piattaforme streaming che esistono, andare al cinema può sembrare piuttosto superfluo. Invece l’esperienza che si vive va ben oltre il semplice atto di guardare un film. Andare al cinema significa immergersi in un mondo di emozioni, significa condividere storie con altre persone e vivere un’atmosfera che difficilmente si può replicare a casa.

Platone
Cosa c’entra Platone con il cinema? (ciaksiscrive.it)

Siamo circondati da elementi visivi, sonori e sociali. Uno degli aspetti più distintivi del cinema è un’esperienza visiva amplificata rispetto alla visione casalinga. Non si tratta solo di miglioramenti tecnici: le luci soffuse, il silenzio prima del film, l’eccitazione durante alcuni momenti cruciali, le risate o gli applausi che vengono condivisi insieme ad altre persone sono un elemento imprescindibile dell’esperienza del cinema.

La condivisione di questa esperienza collettiva crea un legame tra le persone presenti, anche se si tratta di sconosciuti. In questo modo, si trasforma lo spazio del cinema in uno spazio di condivisione. Ma sapevi che l’esperienza del cinema ha qualcosa a che fare con Platone?

Il mito della caverna: la luce del cinema

L’esperienza del cinema ha una forte connessione con una delle più celebri allegorie di Platone, ossia il mito della caverna. Questa connessione offre una prospettiva a cui magari non hai mai pensato. Prima di andare avanti, dobbiamo bravamente esaminare di cosa tratta il mito della caverna. Ci troviamo nel libro settimo de La Repubblica, uno dei testi base di Platone e della cultura occidentale.

Il cinema e Platone
la filosofia nell’esperienza cinematografica (ciaksiscrive.it)

Qui il filosofo greco racconta di come l’essere umano sia un prigioniero incatenato in una caverna buia e profonda. Completamente bloccato, non solo braccia e gambe ma anche testa e collo. È costretto a guardare solo e solamente quello che si proietta sul muro che ha dinanzi. Alle spalle dell’essere umano è presente un fuoco che proietta sul muro delle ombre.

Il prigioniero incatenato è costretto a guardare solo in quella direzione, è convinto che le forme che vede proiettate sul muro siano la realtà. Questa diventa l’unica verità per il protagonista dell’allegoria perché se dovesse uscire dalla caverna e vedere che quelle sono solo ombre di passanti, animali, piante, eccetera, il prigioniero rimarrebbe dubbioso, deluso e anche accecato dal sole.

Platone e il proiettore

Il fuoco che proietta delle figure in movimento su uno schermo nel mito della caverna di Platone, non vi ricorda qualcosa? Esatto, il proiettore. L’analogia della caverna può essere in qualche modo collegata con l’esperienza cinematografica. Quando entriamo in una sala cinematografica e ci sediamo, siamo come quegli uomini che nel mito sono legati nella caverna. Lo schermo proietta immagini di un mondo creato, non reale e noi come spettatori ci immergiamo così tanto in quella realtà di finzione che, almeno temporaneamente, dimentichiamo il nostro ambiente circostante e la realtà che abbiamo lasciato fuori.

Ma qual è la lezione che possiamo trarre da questa all’allegoria? Platone sostiene che la vera conoscenza deriva dall’uscire dalla caverna e imparare a percepire il mondo che c’è oltre quelle ombre, anche se può risultare faticoso. Nel cinema l’allegoria ci invita a superare una visione passiva. Come spettatori, non dovremmo limitarci a essere lì fermi seduti sulla sedia, come legati a fissare delle immagini fittizie.

Dovremmo interrogarci sulla natura della realtà che ci viene rappresentata: cosa vuole dirmi questo film? Qual è il suo messaggio? In questo modo, l’irreale che abbiamo visto nella sala cinematografica può darci lezioni e messaggi reali che possiamo portare “fuori la caverna“, al di là della sua rappresentazione.

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